mercoledì 23 dicembre 2015

E' quasi Natale. Ci sono le lucine per strada, il mercatino (dove, in caso di ultimi regali da fare, puoi sempre comprare LAVANDA e CHURROS, che come tutti sanno sono tipicamente NATALIZI), le ruote panoramiche.
Ma il freddo, quello no. La neve, manco col binocolo. Per capirci: vado a giro in t-shirt e felpa. E se cammino veloce mi fa caldo.

Il flusso di popolazione con età inferiore ai trenta si è drasticamente ridotto da quando sono tornata, venerdì scorso. Finita la settimana di revision, che ho accuratamente passato viaggiando - tanto sono in Francia e sto da francesi, in pratica studio senza accorgermene - si sono tutti, o quasi, volatilizzati. E' rimasto il tizio che va a giro scalzo nel corridoio più sudicio che abbia mai visto.
Nonostante la poca presenza di esseri umani in questa struttura, l'INTERNET continua a fare abbastanza schifo. Skype regala spesso immagine di granuli, più che di persone. Oh, il mio amore! Un mega pixel che ricopro di cuoricini, ricercando la somiglianza nelle foto appese alle pareti.

Se di studenti ne son rimasti pochi, di operai ce n'è in abbondanza! Saluta Thomas quando apri la finestra la mattina, scordandoti della polvere che rischia di entrare creando un deserto nella tua stanza.

Ma diciamocelo: a me tutto questo non disturba. Meno gente = meno casino, una manna dal cielo per chi vuole studiare. Certo, l'erasmus è finito, dato che il tempo che posso decidere di passare con mister vado-a-giro-scalzo è decisamente poco. Le occasioni per parlare in francese si riducono al momento degli acquisti. Ieri, in una boulangerie, questa scena:

Io: "Bonsoir, je voudrais une demie fanette"
Tizia: "Deux fanettes?"
Io: "Non, une demie fanette"
Tizia: "Comment?"
Io: "La moitié d'une fanette, s'il vous plait"
Tizia: "..." cerca l'affetta pane, non lo trova, chiede alla collega dove sia, ce l'aveva sotto il naso. Fa una serie di facce strane - grimaces - cercando di capire quale sia la metà esatta della fanette. Dopo tempo immemore decide dove eseguire il taglio, neanche un chirurgo alla prima operazione. Soddisfatta, mi porge una delle due metà, che sono venute ovviamente diverse. La più PICCOLA. Ti voglio bene anche io.

Se vi state chiedendo cosa diavolo sia una fanette, sappiate di esservi posti una giusta domanda. La boulangerie in questione, che a quanto dice il bigliettino della commande di due bouchettes de Noel al cioccolato si chiama Au Pavé du Roy, è l'unica dove abbia trovato questo tipo di pane. Bref, è una baguette con le due estremità a punta, molto più croccante di quanto vi aspettereste e per questo eletta a miglior pane trovato finora a Aix. Se capitate in zona, andateci. A due passi da Cours Mirabeau.

Insomma, pare che dopo mesi in Francia non sia nemmeno in grado di acquistare del pane - del pane, santissimi numi! - senza incorrere in problematiche di macchinosa risoluzione. Le gioie del martedì sera.

Tutto questo splendido post sul niente per dire. è Natale! Adoro in Natale! Ho anche fatto l'albero! sì! In nove metri quadri ci ho messo anche l'albero! Ok, è piccolo. Fatto a mano. Sulla scrivania. Ma sotto ci sono tanti TANTI pacchettini! Sono bellissimi! Colorati! E ho appiccicato per la stanza una serie di cuoricioni fatti di carta e nastrini vari. Nastrini coi mici, capiamoci bene.


sabato 28 novembre 2015

Ok, lo abbiamo capito, la costanza non è e non sarà mai il mio forte. Di questo Erasmus alla fine non ho ancora scritto una, UNA, parola. E sta per finire.

A essere precisi mancano ancora quasi due mesi alla fine ufficiale, ma tra due settimane i corsi finiranno, la città si svuoterà e la forma di questo viaggio cambierà. A proposito di viaggio, ero venuta in Francia con l'idea di viaggiare e dopo i primi mesi, in cui sono andata giusto a Marsiglia, a Cassis e alla Ciotat, tutte località di mare, ho cominciato un po' a muovermi davvero. Ho visto Parigi, Lille, Bruxelles, Bruges, Ghent, il Roussillon. E ho ancora qualcosa in programma.

Ma non parlerò di questo, oggi. Oggi è novembre, c'è il sole e non fa freddo. In provenza i colori dell'autunno si fanno attendere, data la predominanza di piante sempreverdi. Grazie a un amico ieri ho scoperto un parchetto dietro la residenza (quindi dietro l'autostrada, dove non ti aspetteresti mai). E' meraviglioso. In pochi sembrano conoscerlo, la pace vi regna sovrana.







La luce qui è incredibilmente presente, ci si innamora di piccoli scorci e riflessi nell'acqua. Perché c'è anche un piccolo fiume, qualche pescatore della domenica si siede sulla riva, una baguette e una bottiglia di vino di lato.








Nel silenzio, si sente solo il fruscio delle foglie, l'acqua che scorre più ripida e poi cambia il suo corso, quasi fermandosi. I pettirossi e le gazze svolazzano qua e là. Tutto brilla. Oggi il Mistral non soffia forte, le foglie autunnali cadono dolcemente e sembra nevicare, i riflessi della luce sulla loro superficie creano un'atmosfera magica, sembra di essere in un film di Myazaki.





Sono felice. Qui c'è la città, ma c'è anche la natura.



sabato 18 luglio 2015

Festa hawaiana

Ho dovuto cambiare il layout del blog, perché volevo mettere il countdown all'erasmus e con quello che avevo prima non c'era verso. Un po' mi dispiace, mi piaceva molto di più prima. E il conto alla rovescia mi mette ansia, quindi non so quanto potrà durare questo assetto. Intanto ringrazio Maia, per l'aiuto e la pazienza.



Stasera festa hawaiana. Non so se piglierà bene andarci, soprattutto considerato il problema del polso rotto e ancora ben lontano dal recupero completo, che ha bisogno di attenzioni e cure, non di ballare e pogare. Però è estate, le vacanze sono lontane, di giorno il caldo impedisce qualsiasi attività - lunedì si lavora, aiuto! - e la voglia di divertirsi è tanta. Quindi, incurante del fatto che se porto un tutore significa che ho i movimenti limitati, mi sono messa a rendere hawaiano un reggiseno. Come? Facilissimo.

Occorrente:


  •  fiori di stoffa (che con un po' di voglia e due mani attive si possono realizzare da sé)
  •  colla a caldo
  •  reggiseno di cui non vi importa un fico secco, non troppo sciupato e che vi calzo a pennello


Procedimento:

Incollare i fiori sul reggiseno. Distribuire i fiori in modo carino, sovrapporli, giocare con i colori. Ed è fatta! Chiaramente potreste anche cucirli, cosa che tra l'altro vi permetterà di lavare meglio il capo. Ora ho qualche evidente problema a tenere in mano la macchina fotografica - SOB! - e quindi niente foto.

Ora posseggo dunque un reggiseno hawaiano, che mi è costato una scottatura e una pulce secca e che può darsi non userò mai - non sono mica un filino, stare in reggiseno --> ansia. Ma almeno ho fatto qualcosa, anche se quando mi sono scottata c'è stato un momento di panico e crisi.

giovedì 16 luglio 2015

Erasmus a Aix en Provence

Ho deciso di ricominciare a scrivere sul blog. Sarà che fuori ci sono più di 40 gradi - ah, mia cara Firenze! - sarà che sono infortunata, sarà che gli ultimi mesi sono stati pesanti e ho bisogno di pensare positivo. E cosa c'è di meglio per pensare positivo della la consapevolezza che tra meno di due mese sarò - rullo di tamburi - in Francia!

Ma.

Per andare in Erasmus non basta volerlo. Bisogna restare concentrati: il tempo è poco e le cose da fare tante. Vi racconto la mia esperienza, potrebbe essere utile.

1- Fare domanda. Sembra scontato e facile, ma fidatevi, non lo è. Vi daranno mille indicazioni diverse e quando sarete finalmente accettati - non ho ancora sentito nessuno dire di essere stato tagliato fuori dal programma - dovrete rifare tutto. Perché? Perché dovrete confrontarvi con i professori, non solo con le segreterie.

2- Ammettiamo che abbiate compilato la domanda, scritto una bella lettera di motivazione e trovato (!) gli esami da mettere nel Learning Agreement. Vi hanno presi, è andata! Quasi. Ora iniziano i ricevimenti con i prof - almeno per me è stato così - e le lotte per i riconoscimenti totali. Perché andare in Erasmus e non riuscire a convalidare nemmeno un esame significa, di fatto, tornare e doverli ridare tutti. Ma non buttatevi giù: con un po' di fortuna e tanta voglia di partire nulla vi potrà scoraggiare troppo. Io verbalizzerò, ammettendo di passarlo, un solo esame. Questo non mi impedisce di partire, felice.

3- I primi due punti erano generali, ora si entra nel vivo dell'Università di Aix-Marseille. Inviate tutto il materiale richiesto - L.A., fototessere, fotocopie di documenti vari e modulo di iscrizione alla loro università - per POSTA. No, non per mail, per fax (che sarebbe comunque assurdo data la quantità di fogli) ma per POSTA. Io sono andata a un ufficio postale e ho chiesto la spedizione più veloce, chiedendo che fosse anche raccomandata. Quasi trenta euro dopo, avevo un codice per la tracciabilità. E in 2/3 giorni il materiale è magicamente arrivato a destinazione. Giusto in tempo.

LE LOGEMENT

Tutto bello, siamo entusiasti, ma Aix è una città cara e piccolina. Come fare per dormire? La soluzione più economica - a meno che non siate così fortunati da conoscere qualcuno che vi ospiti aggratisse - sono le residenze universitarie. In Toscana abbiamo il DSU, in Francia hanno il CROUS. Da studenti erasmus non dovete rivolgervi direttamente al CROUS, ma alla segreteria erasmus che si occupa del vostro corso di laurea (sono quelli a cui avete spedito il malloppo di fogli in busta A4, abilmente tenuto sottobraccio nel tragitto casa-posta, sfoggiato con incredibile leggiadria sentendovi gli esseri migliori di tutto l'ufficio postale. Nonnini compresi). Per quanto riguarda Aix, farete una prima domanda per l'alloggio universitario compilando la fiche di iscrizione alla loro università. Vi faranno poi sapere se siete tra i fortunati che possono avere davvero un alloggio. Vi daranno un codice con cui fare la richiesta vera e propria su una piattaforma online, interlog. Vi faranno una proposta, che non è detto coincida con la vostra richiesta. Potete rifiutarla se non vi aggrada, ma non ve ne faranno un'altra. Io ho avuto fortuna: mi hanno dato una stanza col bagno privato, nella residenza in cui l'avevo chiesta, a pochi minuti a piedi dalla facoltà e da una mensa universitaria.
Certo, forse una colocation con studenti del posto sarebbe stata un esperimento interessante e una fonte (quasi) inesauribile di francese, ma, al di là del costo - probabilmente maggiore - sapere di avere un posto mio dove rifugiarmi mi fa piacere. Un posto piccolo, 9 metri quadri, ma mio davvero. L'armadio sarà mio. Se non vorrò uscire e far tardi non avrò il problema dei coinquilini festaioli. Insomma, la colocation non l'ho nemmeno presa in considerazione, ma se siete un po' più avventurieri di me e non avete paura di rischiare di non avere uno spazio vostro è sicuramente un'alternativa molto valida, che vi permetterà di migliorare il vostro francese molto velocemente.

Per oggi basta, mi sono stancata. Ma ancora c'è da parlare di assicurazioni, di viaggi, di bagagli...