sabato 25 maggio 2013

Pergola

L'edera (era edera? non ne sono certa..sicuramente era una pianta rampicante!) avvolge il teatro della Pergola rendendo questo posto magico.
I teatri già per loro natura sono magici, nello sfoggiare con tanta grazia la bellezza architettonica, musicale, artistica in generale.
Ti siedi sulle poltrone rosse e lasci che la musica ti trasporti altrove, lasci che il mondo per qualche tempo non esista e tutto sia lì, nella musica.
E' un po' lo stesso effetto che mi fa il cinema.
Però il cinema non permette di pensare molto, c'è una trama da seguire.
Con la musica è diverso, puoi lasciare che le emozioni che normalmente tieni dentro per continuare a stringere i denti e andare avanti escano, puoi lasciarle fluire, lacrime salate che ti corrodono l'anima.
L'altra sera ero a teatro a sentire Paola Turci e Paolo Fresu.
Lei fa parte della mia infanzia, mia mamma l'ascoltava tanto. E così sonorità familiari mi hanno fatto fare un tuffo nel passato.
Lui è spettacolare. Veramente. Emoziona.
Valeva la pena esserci, per lui.
Per il resto insomma, concerto per associazione benefit e non ho amato molto la presentazione (né i riferimenti alla religione. ma sono di parte...)

giovedì 23 maggio 2013

Il grande Gatsby

Vestiti anni 30, manhattan, sigarette.
Ci caliamo in un'altra epoca, come in Midnight in Paris, ma questa volta non è un film, siamo noi, siamo veri.
Sorrido uscendo di casa e i vicini mi guardano in modo diverso dal solito - si rivedono forse giovani, anche loro alle prese con fili di perle, giacche e cravatte?
Ha smesso di piovere.
Sul motorino la gonna svolazza, le mie gambe, nude, accarezzate dal vento.
Il film regala emozioni.
Piangiamo in diversi in sala, lacrime silenziose che solcano il viso cadendo a terra, bagnando i vestiti.
Un fazzoletto di stoffa.
Il sogno e la realtà; la visione e il concreto; la maschera, la volontà di diventare qualcuno di diverso, di far succedere quello che è disegnato nella mente. E lo scontro con la realtà, con l' indifferenza delle persone tutte, anche di quelle in cui era sembrato di vedere una luce speciale.
Mi è venuta una gran voglia di leggere Fitzgerald.

Vis-à-vis

Gli sms, le chat. Non mi piacciono.
O meglio, non è che non mi piacciano in assoluto, non mi piacciono per parlare.
Perché non ci si vede. Il linguaggio del corpo dice così tanto. Perché non posso sentire la voce del mio interlocutore.
Inoltre le conversazioni svolte tramite questi mezzi diventano una sorta di monologhi - soliloqui quasi - in cui ognuno va avanti per la sua strada, continuando l'apologia di sé stesso, rispondendo solo a ciò che ritiene importante.
Non è un vero dialogo. E puoi pensare, fermarti, rispondere poi. E c'è l'attesa. Non mi spaventa tanto il nero su bianco. Ma mi sono resa conto negli anni che per me non è proprio un parlare, che do molto più valore alle parole dette vis-à-vis.

giovedì 16 maggio 2013

Kiki consegne a domicilio

Tempo brutto, ne approfitto per tornare al cinema.
Questa volta è il turno di Miyazaki. Teoricamente un regista che dovrei conoscere almeno un po' avendo visto La città incantata e Il Castello errante di Howl.
Di fatto ho completamente rimosso i cartoni citati, quindi è una sorpresa.
Ricordo solo tanta magia e allegoria.
Kiki è diverso, più semplice da comprendere.
E l'aggettivo giusto per descriverlo è tenero.
E' di una tenerezza infinita.
Non si riesce a non sorridere per l'intera durata del film e si esce dalla sala - ormai non c'è più nessuno nel cinema - con gli occhi che brillano e una gran voglia di fare qualche piroetta.


mercoledì 15 maggio 2013

Women

Ieri sera al Puccini c'era ri Ecce Pizze.
Ecce Pizze è un'iniziativa storica di Studenti di Sinistra e, praticamente, si compone della proiezione di film su temi socialmente, politicamente o economicamente importanti.
Il tema di ieri sera era legato alle rivendicazioni sessuali e i film parlavano di femminismo, di omosessualità e di transgender. E infatti era in partecipazione con l'associazione LGBT.
Sono riuscita a vedere solo un parte del primo film proiettato, Women, di Jane Anderson (episodio 1961) Martha Coolidge (episodio 1972) e Anne Heche (episodio 2000).
Dei tre episodi sono riuscita a vedere solo il primo e parte del secondo.
Il primo è drammatico, tenero. Mostra l'amore nell'età più avanzata e lo fa con una dolcezza infinita. I piccoli gesti, le foto di gioventù (quelle foto in bianco e nero in analogico..).
Due ragazze prima, due donne poi, costrette dai modelli sociali a mostrarsi amiche e non amanti.
E la denuncia politica perfetta, che va a toccare il cuore dello spettatore.
Io mi chiedo se chi si spende tanto per non far avere pari diritti a tutte le coppie si renda conto.
Non credo.
Persone ottuse. Purtroppo però la loro ottusità e l'ottusità tutta della società si riversa drammaticamente sull'individuo, che rimane solo.
Ho pianto. (Sì, ok, piango troppo spesso perché sia indice di qualcosa, diciamo però che è un dato di fatto).
Sui restanti episodi non mi dilungo, perché il terzo non ho idea di cosa sia, il secondo l'ho visto solo in parte.
Mi è però rimasta la curiosità.
Vedrò di soddisfarla.


Nella casa

Fino al 16 a Firenze è la settimana del cinema, che significa film 2d a tre euro e film 3d a cinque.
Amando il cinema non potevo non approfittarne.
Nella casa è uno di quei film sul genere che piace a me. Lì per lì vedo un autore francese e penso "è andata, non mi piacerà" perché per quanto adori la Francia non ricordo nemmeno un film francese che mi sia rimasto nel cuore o che, semplicemente, non abbia trovato troppo lento. Spezzando però una lancia in favore di autori e registi c'è da dire che difficilmente ricordo chi ha fatto cosa, già sapere il titolo del film è una vittoria per me...
Comunque.
Questo film mi ha colpita.
E ovviamente di questo film colpisce il personaggio di Claude (ho controllato come si scrive, lo sapesse la mia insegnante di francese delle medie..) ma non solo lui.
Claude è inquietante, ma la sua inquietudine è comprensibile, legata, come sempre del resto, al suo passato, che in realtà è ancora presente.
E qui apro una piccola parentesi...il passato è passato, ma per certi versi può rimanere nel presente. Magari ci rimane come una presenza - assenza - effimera, magari ci rimane con le conseguenze a cui ha portato.
Ma.
Claude per me rappresenta quell'inquietudine che pare sia insita nell'uomo, legata al cercare di trovare delle risposte a dei perché che forse non ne hanno.
Claude è attore e spettatore e noi spettatori con lui.
Ma solo spettatori? Claude pone questa domanda non detta.
A un certo punto del film non sono più chiari i confini tra narrazione, eventi accaduti ed eventi immaginati, tutto si mescola.
Ed è Claude che manipola la storia o la storia che, col suo sviluppo non determinabile, manipola lui?
E poi il rapporto con l'insegnante, il romanzo di formazione, la discussione sull'arte in quanto inutile se non alla scoperta della bellezza.
Inizialmente l'idealizzazione della famiglia borghese, così perfetta incorniciata sotto quella casa simbolo proprio della giusta famiglia, al cui confronto tutto ciò che è diverso non è desiderabile.
Ed io per prima mi rendo conto di non riuscire a slegarmi del tutto da quel tipo di idea. La bella casa, la famiglia al completo...
Ci sarebbe tanto da dire su questo film.
Ma mi dilungherei, mi perderei e non ne ho voglia.
Un'ultima cosa però la dico.
L'arte, in tutte le sue forme, non serve solo a comprendere la bellezza della vita.
L'arte è la forma più alta di apprendimento, inteso l'apprendimento come un miglioramento di sé stessi in quanto esseri dotati di pensiero.
Come si può solo concepire che musica, letteratura, arte visive e figurative siano inutili?
E' folle.
La mia cura per la vita è il canto lirico. E non sto scherzando. Col canto riesco a capirmi meglio, mi trovo davanti a muri che erigo da sola e dietro cui mi nascondo senza nemmeno rendermene conto. Col canto sono costretta a vederli, a scalarli. E questo mi permette di capirmi meglio, di comprendere perché li ho messi, di capire da dove derivano, di cosa ho bisogno e cosa mi fa stare male.
Follia pensare all'arte come ad un mero abbellimento.

domenica 5 maggio 2013

Raggiungere la sintesi

Io e i messaggi corti.
Una relazione mai nata.
Non ci riesco.
Anche per dire "ok" riesco a scrivere paginate di sms, decisamente fuori luogo.
Ma non ce la faccio, è più forte di me.
Ci sono quelli che rispondono subito, quelli che rispondono dopo ore, quelli che "risponderò" e poi se ne scordano.
Quelli che sono lapidari da quanto brevi nelle risposte, e, infine, quelli come me, che sembra stiano scrivendo un tema sull'equità nel mondo.

Bianco e Nero

Nella vita non è tutto bianco o nero, giusto o sbagliato.
Le sfumature sono tante.
Vederle, comprenderle, è spesso difficile.
Comunque.
Carico un rullino in bianco e nero con l'obiettivo di cogliere le sfumature.
E mi dimentico di selezionare gli iso. Che pasticcio!
Vedremo se ne uscirà qualcosa di decente...dubito, anche perché l'ho usato per fotografare fiori (fiori in bianco e nero, sono impazzita?). Potevo benissimo portarmi la digitale, sapevo dove stavo andando (giardino degli Iris, ndr) ma no, avevo voglia di scattare in pellicola.
Intanto ho ritirato un bel po' di rulli sviluppati (tipo cinque) e sebbene senza scanner sia difficile apprezzare le foto, quantomeno ho verificato messa a fuoco e infiltrazioni, e, sui rullini di Roma, nulla da ridire.
Sui precedenti invece una delusione immensa...si era rotta la pellicola, così ho perso un sacco di foto a cui tenevo tantissimo.
Piccole delusioni ma anche piccole gioie.
Come l'ottico da cui sviluppo, che mi racconta dell'amore della sua vita e mi regala una foto stupenda di loro due insieme, gli sguardi uniti in un sorriso che abbraccia anche chi, quando quella foto è stata scattata non c'era, anche chi non li conosce.
E alla fine il senso è questo: regalare un'emozione.
Come lo si faccia non importa, ognuno ha le sue carte.
L'ho messa nel portafoglio quella foto di una coppia di sconosciuti, per ricordarmi che vivere un amore, comunque poi esso vada a finire, vale sempre la pena.