lunedì 28 gennaio 2013

La mano che tiene in sé la scintilla della vita



Di questa foto sono super-orgogliosa. Ora, è ovvio che ho avuto una discreta botta di culo. Però, ecco, è bellissima. Sembra o non sembra davvero una mano che tiene sospesa una luce?
Ho fatto bene a fidarmi dell'istinto e a tirare fuori la macchina fotografica anche di notte. In questo caso il soggetto era un lampione (la luce) immerso tra gli alberi ormai spogli. All'occhio umano si creava un gioco molto bello: sembrava quasi che i rami dell'albero abbracciassero in una spirale la luce. Molto suggestivo. Ma ancor più suggestivo è come la pellicola ha reso questa immagine!
Merita decisamente un post a sé.

Il sole d'inverno





Un triste sabato di gennaio, da passare sui libri perchè siamo in piena sessione d'esame. Fuori si gela, le previsioni danno pioggia, forse neve (!). Ma è stata una giornata bellissima. Il sole ha illuminato per tutto il tempo la città così che nel primo pomeriggio si è rivelata necessaria una passeggiata sui lungarni fino al parco di villa Bardini, in pieno centro, dietro a Ponte Vecchio. E' un posto che ho scoperto grazie a un'amica questo autunno e devo dire che vale veramente la pena. Poi essendo residente non pago l'ingresso, quindi proprio non vedo perchè ogni tanto non dovrei andarci. La vista su Firenze è molto suggestiva ed inoltre è un posto generalmente poco conosciuto e frequentato (vanno tutti a Boboli). quindi è uno di quei posti che piacciono a me, dove trovi un po' di pace e di aria pur rimanendo in città (più in centro che così!). Ho fatto amicizia con un micio tenerissimo e molto coccoloso (queste sono le compagnie migliori). Ho anche provato a fargli qualche foto ma non stava fermo un attimo, non so cosa ne uscirà. Questo parco comunque entra a pieno diritto nella mia personale classifica dei più bei posti di Firenze.




mercoledì 23 gennaio 2013

In una serata di pioggia

In una serata di pioggia le lacrime si mescolano con le gocce d'acqua, al buio, e diventano indistinguibili. Solo il rossore degli occhi è testimone imbarazzato di ciò che è stato.
In una serata di pioggia incontri fugaci, sorrisi sfuggenti e gente che corre con libri sotto al cappotto.
In una serata di pioggia sono senza ombrello, o meglio, è nello zaino e ci resta. Ci resta perché non voglio l'ombrello, voglio sentire questa pioggia fluire, il suo ticchettio sugli ombrelli altrui.
In una serata di pioggia una persona gentile ti offre posto sotto al suo ombrello e una conversazione parte dal tempo e arriva a toccare le vite private. Confidenze alla fermata dell'autobus, un bacio sulla guancia come saluto. Grazie dell'ombrello, grazie della compagnia. Sono quegli addii, perché tali sono, senza amarezza nella piena consapevolezza di aver condiviso un bel momento, qualcosa che ti cambia la giornata e ti dà speranza per la vita. Sono le piccole cose.
E così una serata di pioggia diventa una serata da ricordare.

Kandinsky

Il 3 gennaio di questo anno ancora nuovo è stata una splendida giornata di sole. Avevo passato il giorno prima in crisi, chiusa in un silenzio post esame bocciato, triste. Mi ero dimenticata che avrei dovuto ricominciare le lezioni di canto. E così ho deciso che il giorno dopo, insieme a mia mamma, sarei andata a Pisa a vedere la mostra di Kandinsky. Mai scelta fu più azzeccata. La giornata era perfetta, una delle poche giornate di sole che questo mese ci ha regalato. Mi sono portata dietro la Diana F+, regalo di Natale.
Ho dormito in treno.
Ho fatto due colazioni.
Ho pranzato con un pezzo di pizza in un posto piccolissimo e carinissimo, con un orologio e muro bellissimo che mi sono dimenticata di immortalare perchè la pizza era troppo buona.
Ho gironzolato a caso tra le vie di Pisa.
Mi sono seduta sui gradini del Battistero.
E ovviamente ho visto la mostra.
Partiamo dall'inizio: il Palazzo Blu. E' blu davvero! Bellissimo. Un palazzo blu, cosa chiedere di più? Ok, la smetto, ma secondo me è davvero bello. La mostra poi..io amo il Kandinsky astratto. Anche se sono profondamente ignorante e digiuna di storia dell'arte c'è qualcosa nelle sue tele che colpisce e smuove l'animo. Almeno il mio. Ed è questo che chiedo all'arte, in tutte le sue forme: di smuovere qualcosa, di farmi sentire viva in un modo diverso dalla routine di tutti i giorni, di farmi credere di avvicinarmi all'illuminazione prima di ricadere nel quotidiano oblio.












Mostodolce

Il Mostodolce è un locale in pieno centro (via Nazionale) in cui  ho passato diverse serate della mia vita. Mi piace molto come posto perché:

* hanno birre artigianali e molto buone (la Martellina è quella forse più "famosa", ultimamente ho provato "la birra di Natale" ed è ottima)

* è in pieno centro e questo mi consente di evitare di prendere la macchina (e poter conseguentemente gustare una delle birre di cui sopra) e di scroccare passaggi come mio solito perché posso semplicemente evitare di fare tardi e tornare con tramvia + bici

* adoro il fatto che ai muri sono appese decine di scritte e disegni fatti da chi è passato da questo posto e ha voluto lasciarne una prova tangibile. ci sono alcune perle!

*la musica. normalmente il sottofondo è abbastanza rockeggiante, cosa che non guasta mai.

Di contro spesso c'è tanta gente e quindi c'è confusione, i tavoli spesso sono abbastanza appiccicati tra loro, ma devo dire che almeno in questo caso queste per me rimangono sottigliezze perché è un posto che sfrutto comunque volentieri per chiaccherate con amici (quindi anche se c'è confusione si riesce a parlare e la vicinanza dei tavoli non è tale da non permettere discorsi seri e personali).

Caffè degli artigiani

Il caffè degli artigiani è un posticino molto carino in centro a Firenze. Si trova in piazza della Passera, ovvero dietro piazza Pitti. Mi piace per il gusto un po' vintage che emana: tavoli e sedie in legno, colori che sembrano ripresi da foto cross-processate e dolci che sembrano e forse sono fatti in casa. Inoltre quando è bel tempo sono presenti anche dei tavolini fuori, che se non ricordo male sono di color verde-azzurro. Entrando il locale sembra molto piccolo, in realtà oltre alla parte dove è collocato il bar sono presenti altre due sale, una delle quali al piano superiore. Sono stata in quest'ultima. Anche qui è mantenuto il tono vintage e amante del passato e sono inoltre presenti dei giochi di società come scarabeo, a disposizione dei clienti. Anche la musica fa atmosfera, soft e non troppo alta permette le più ardite conversazioni, magari davanti a un bicchiere di vino. Ci ho fatto un aperitivo una volta e attenzione: è davvero un aperitivo. Ovvero NON ci si cena, a meno che non siate tipi da insalata e noccioline. Tra l'altro l'insalata non c'è, era per dire. Sono presenti stuzzichini come patatine, noccioline, olive, piccoli pezzi di schiacciata e di pane da accompagnare con salse di vario tipo e anche la pasta, ma fidatevi, è poca roba. Nonostante ciò quando ci sono andata a fare aperitivo non sono rimasta scontenta un po' per il luogo in sè, che mi piace parecchio, un po' perché ho assaggiato un vino (un nero d'Avola) che mi è piaciuto molto più del previsto (non sono assolutamente un'intenditrice, anzi). Insomma, quando uno è da quelle parti a fare un giro a Boboli o al parco di Villa Bardini potrebbe essere un buon posto dove prendere almeno un caffè e immergersi nell'atmosfera passata in compagnia di ninnoli di vario tipo!

sabato 19 gennaio 2013

Qualcosa nell'aria

Cosa fare in giornate fredde e piovose?
Stare a letto al calduccio, sorseggiare tisane e tè di provenienze diverse oppure, alternativa che solitamente scelgo io, andare al cinema.
MyMovies è il sito a cui faccio riferimento per orari e programmazione perché sempre aggiornato e in grado di fornirmi in un colpo solo i film disponibili giorno per giorno in ogni sala della città.
Scorrendo tra i vari film proposti mi colpisce "Après Mai" tradotto in italiano con "Qualcosa nell'aria". Il film tratta le vicende di un giovane ragazzo francese alle prese con politica e aspirazioni personali. Ma si parla anche di altro: si parla di relazioni, si parla di necessità di esprimere non solo le proprie idee politiche ma sé stessi, in toto, attraverso l'arte, che da sempre è uno dei mezzi utilizzati dall'uomo per comprendersi o per esprimere ciò che essi stessi non comprendono. Si parla di delusioni, si parla di droghe, si parla di morte. E tutto viene trattato con serietà ma non con pesantezza. Il film scorre e quando finisce vien da dire "di già?". Ho apprezzato molto anche le inquadrature e i posti e tempi in cui sono state girate le varie scene. Sembra di tornare un po' nel passato, tra motorini che sembrano delle biciclette, spazi verdi infiniti e treni con le cuccette. Inoltre in molte scene del film sono ripresi questi boschi pieni di luce, che ho letteralmente adorato. Tra il freddo che fa adesso fuori e il bisogno di luce che ho incessantemente questo film mi ha fatto brillare gli occhi. Sul serio, valeva la pena vederlo solo per quei posti...comunque, sto divagando. Un film che vale la pena vedere perché riesce a trattare con tranquillità temi "caldi" e perché tratta tematiche comuni a chiunque, in qualunque tempo, in cui è quindi possibile riconoscersi.
Unico neo: la scena finale. Credo di averne capito il senso, ma sinceramente non mi ha fatto impazzire. Lui sceglie di lasciare da parte quel modo un po' estremo di affrontare la vita, quello che lei aveva scelto e che l'ha portata a una fine precoce ma direi anche liberatoria (la sofferenza di lei è visibile prima, non nel momento antecedente al salto). Ma è sempre lei, in una specie di visione onirica, a porgergli la mano come a voler dire "vieni con me"...Credo che la interpreterò nel modo che in questo momento mi è più congeniale: lui  "sognandola" ammette il proprio passato e non lo rinnega, scegliendo però un presente e quindi un futuro diverso, ponendosi comunque delle domande, se non avendo dei rimorsi, riguardo alla scelta compiuta. 

Nota aggiuntiva sul cinema
Ho visto questo film al cinema Flora Atelier, in piazza Dalmazia.
In questa sala è possibile fare una card, gratuita, che a seconda dell'età dà diritto ad diverse agevolazioni. Sul sito non ho trovato tutte le agevolazioni. Posso però garantire per diretta esperienza che con la "Deep Card", ovvero quella per giovani fino ai 26 anni, un biglietto costa 5,50 euro in qualunque giorno della settimana (credo sia compresa anche la domenica, ma potrei sbagliarmi). In ogni caso essendo gratuita vale la pena richiederla anche perché l'attivazione è immediata e vale dal primo biglietto acquistato. 

Odeon --> Memento

L'Odeon è uno dei cinema di Firenze.
Come posto è molto bello a mio avviso, probabilmente nasce come teatro, non saprei.
E' una delle chicche culturali che la nostra città offre, in quanto mantiene vigile l'attenzione sul cinema in un'ottica molto diversa da quella delle comuni sale cinematografiche.
Forse un posto un po' radical-chic, ma insomma io ci vado con lo zaino in spalla pieno di libri di chimica, non mi sento così calata in quel ruolo.
Rimane comunque uno dei miei cinema preferiti perché bello esteticamente e molto lontano dai multisala a cui siamo ormai abituati (parla una che sta a 10 minuti di macchina dal quello che era il Warner Village). Per me cambia molto andare in un multisala o andare in un posto come l'Odeon o una casa del popolo che ha anche il cinema. L'atmosfera che respiro è diversa e quella dei cinema "vecchi" mi è più congeniale perché mi sembra più "casalinga", più intima e meno frenetica. Il multisala spesso è comodo, costa di meno, ma non ha la stessa magia (e la stessa programmazione) dei cinema più piccoli. Il multisala è figlio della cultura degli ultimi venti anni, ti istiga alla commercializzazione, al prendi di più e paga di meno e spesso ha luci simil-discoteca veramente poco azzeccate. Il cinema è divertimento ma è anche cultura e la cultura non può essere associata a frenesia o al paghi due prendi tre.
Un buon film è un film che ti fa pensare, qualunque sia l'argomento di cui tratta e il modo in cui lo fa. E quindi è indipendente il posto in cui lo vai a vedere. Ma questo è vero fino a un certo punto, perché il multisala è appunto l'antitesi, almeno secondo me, dell'assaporare un film. Poi certo esiste lo spirito critico per cui io per prima se mi conviene vado in un multisala (ebbene sì, non sono dura e pura), però ecco sono profondamente convinta che i punti esaminati sopra cerchino di portarti a un'assimilazione passiva e non attiva dei contenuti.
In alcuni martedì dell'anno passato e di quello da poco cominciato viene data la possibilità a chiunque (non bisogna avere nessun requisito: età, tessere...) di vedere film selezionati a gratis. Ritengo che questa sia una grandissima opportunità sia per vedere film che magari altrimenti non vedremmo sia per rivedere qualche pellicola che ci ha emozionati in passato.
Ricordo ancora la sera che proiettarono Blade Runner: arrivai verso le otto (la proiezione comincia alle 8.30) e c'era una coda infinita tanto che non riuscii a entrare. Peccato, pur essendo un film che avevo già visto mi sarebbe piaciuto viverlo al cinema. D'altro canto mi ha fatto piacere vedere questa grande partecipazione all'evento.
La scorsa settimana invece sono andata a vedere (ri-vedere in realtà) Memento, altro film molto interessante e che dà da pensare. Arrivando alla stessa ora se non qualche minuto più tardi della volta precedente sono riuscita a entrare, ma la sala era comunque piena (posti in alto e in fondo, menomale ho 11/10 di vista!).
Tutti i film della rassegna " Martedì al cinema" promossa dalla Strozzina sono in lingua originale e con sottotitoli in italiano, cosa che, almeno a me, non disturba per niente. Anzi apprezzo il fatto che stando così le cose si dà la possibilità anche a persone straniere di vivere il cinema (e spesso all'Odeon sono proiettati film, anche quelli appena usciti, in lingua originale).

Ma parliamo di Memento.

E' un film decisamente intrippante, in cui inizialmente capisci poco. Si basa tutto su flashback, spesso ripetuti con aggiunte di dettagli che cambiano nettamente il senso della storia. Non starò a narrare la trama perché:

*  non credo di essere brava a farlo
*  hanno girato il film, se volete saperla guardatevelo

Dirò però le mie impressioni e conclusioni a riguardo. Partendo dal fatto che in linea generale adoro i film con trama non del tutto chiara e che per certi versi lasciano un po' allo spettatore l'interpretazione finale credo che i temi principali di questo siano:

*  la memoria è fallace (senza doppi sensi)
*  non ci sono buoni

Partiamo dal primo tema, quello portante (basti vedere il titolo). La memoria è fallace ovvero non è capace di riportare con fedeltà né le emozioni né i fatti, i cui contorni tendono a essere sbiaditi, rimossi e cambiati col passare del tempo. Questo è un qualcosa che è noto a tutti noi (spero). Il film estremizza questa condizione comune rappresentando un protagonista non più in grado di assimilare nuovi ricordi per tempi maggiori di due minuti. Puff, ogni volta pagina bianca. Quindi lui sa chi era, conosce il suo passato, ma non sa chi è stato negli anni successivi all'incidente che gli ha causato questo trauma e non gli sono quindi note le azioni compiute negli ultimi anni. Mi verrebbe da pensare: perché vivere in questa condizione in cui rischi davvero di perdere il lume della ragione? Non sapere i proprio pensieri, non ricordare le proprie azioni e reazioni è, solo a pensarci, destabilizzante. Ma lui ha un buon motivo per restare in vita: vendicare la moglie. E' questa la sua unica ragione di vita, che scopriamo alla fine NO, non lo svelo....

Secondo tema: i buoni non esistono. Lui per primo si racconta un sacco di frottole e i compagni di scena (e con scena intendo anche quella narrata, perché in questo film ogni personaggio ne interpreta diversi di personaggi, è una recita nella recita) fanno lo stesso. Il protagonista sembra la vittima, incapace di ricordare e quindi parzialmente non responsabile delle azioni che compie. In realtà non è così e credo che questa sia una sorta di denuncia nei confronti di chi giustifica le proprie azioni con spettri del passato. Dopotutto lui sceglie di vendicare la moglie, nessuno glielo ordina. Ma nel farlo cade in una serie di trappole dovute agli interessi personali di altri personaggi, uno dei quali inizialmente voleva davvero aiutarlo ma che alla fine non riesce a non cedere alla tentazione di usarlo, seppur, paradossalmente, per fare giustizia. Ritengo questo ultimo punto cruciale perché ammette che l'uomo è un essere egoista che troppo spesso mette da parte la giustizia per l'interesse personale. Inoltre in questo ultimo caso dove è la linea che distingue il bene dal male? Il secondo personaggio di cui ho parlato sfrutta sì il protagonista facendogli compiere azioni illegali e cruente, ma lo fa per togliere dalla piazza un paio di brutti ceffi. E allora fa bene o fa male? Il fine giustifica i mezzi? Nella mia ottica no, però mi piace che si sia messo l'accento su questo punto.

Apprezzato molto il colpo di scena finale in cui si scopre come realmente sono andate le cose, o almeno questo viene fatto intuire.


L'Odeon si trova a Firenze, in Piazza Strozzi.